Infosalus.- Secondo uno studio, una tecnica di imaging utilizzata nella lotta contro il cancro potrebbe migliorare l'approccio all'aterosclerosi.

da 14 agosto 2025

MADRID, 13 (EUROPA PRESS)

Il National Center for Cardiovascular Research (CNIC) ha dimostrato che la 18FDG-PET, una tecnica di imaging comunemente utilizzata per patologie come il cancro, consente anche di monitorare l'attività dell'aterosclerosi, migliorandone potenzialmente il follow-up e aprendo la strada a nuovi trattamenti.

L'aterosclerosi è una malattia silente che progredisce nel corso degli anni senza causare sintomi ed è la causa principale di infarti e ictus. È caratterizzata dall'accumulo di lipidi, cellule e altre sostanze nelle pareti delle arterie, che possono ostruire il flusso sanguigno o rompersi improvvisamente, causando gravi eventi cardiovascolari.

Sebbene esistano trattamenti efficaci per rallentarne la progressione, resta difficile valutare con precisione se un intervento medico sia efficace per i pazienti.

In questo nuovo studio, gli scienziati dimostrano che il segnale rilevato in una scansione 18FDG-PET, una tecnica di tomografia a emissione di positroni che misura l'energia consumata dalle cellule del corpo, riflette il metabolismo cellulare delle lesioni aterosclerotiche e non solo la presenza di infiammazione, come si pensava in precedenza.

TESTATO SU ANIMALI TRANSGENICI

Per giungere a questa conclusione, il team ha sviluppato un modello sperimentale di aterosclerosi avanzata in animali transgenici, la cui malattia potrebbe essere parzialmente invertita attraverso interventi dietetici e farmacologici simili a quelli utilizzati nei pazienti.

Durante la regressione della malattia, il segnale PET 18FDG è diminuito significativamente, parallelamente alla riduzione dei geni correlati al metabolismo del glucosio in vari tipi di cellule nella placca, tra cui macrofagi, linfociti e cellule muscolari lisce.

"La tecnica 18FDG-PET riflette il livello di attività delle cellule nelle lesioni aterosclerotiche e può quindi servire come strumento sensibile per valutare l'effetto dei trattamenti o il rischio di progressione della malattia", hanno spiegato la ricercatrice del CNIC Paula Nogales, autrice principale dello studio, insieme a Jacob Bentzon, responsabile del gruppo presso il CNIC e l'Università di Aarhus (Danimarca).

Questa scoperta apre le porte all'utilizzo di una tecnica già disponibile in molti ospedali per migliorare il monitoraggio clinico dell'aterosclerosi e accelerare lo sviluppo di nuovi trattamenti mirati a questa malattia silenziosa ma potenzialmente fatale.

Da non perdere