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Un tribunale degli Stati Uniti ha condannato un cittadino gambiano a 67 anni e mezzo di prigione, accusato di aver formato un'unità armata sotto il comando dell'ex dittatore Yahya Jammeh e riconosciuto colpevole di tortura lo scorso aprile da una giuria statunitense, ha annunciato venerdì il Dipartimento di Giustizia del Paese.
Nello specifico, il giudice distrettuale del Colorado Christine Arguello ha condannato Michael Sang Correa, 46 anni, a 810 mesi di carcere per aver partecipato ad atti di tortura commessi nel 2006. Questi atti includevano "ripetuti brutali pestaggi", ustioni ed elettrocuzioni, tra gli altri, come ritorsione per il presunto coinvolgimento delle vittime in un tentativo di colpo di stato contro l'allora presidente.
Questo caso rappresenta il primo procedimento penale contro un membro del gruppo armato noto come "The Junglers", che operava in Gambia durante il regime autoritario di Jammeh.
"La giuria ha ritenuto che, in qualità di Jungler, Correa abbia cospirato con altri per commettere torture e abbia torturato personalmente cinque vittime, tutte prese di mira per sospetta cospirazione contro Jammeh", ha aggiunto la dichiarazione del Dipartimento di Giustizia, che include le testimonianze delle vittime delle azioni di Correa e quelle dei suoi complici, che hanno trasferito le vittime alla prigione di Mile 2, la principale prigione del Gambia, nel marzo 2006, poco dopo un fallito tentativo di colpo di stato.
Alla fine del 2016, dieci anni dopo questi crimini, Correa ottenne un visto per entrare negli Stati Uniti, dove riuscì a sfuggire alla giustizia fino al 2019, quando l'ICE (Immigration and Customs Enforcement) lo arrestò e avviò un procedimento di espulsione nei suoi confronti.
Nel 2020 è stato accusato di tortura, segnando la prima condanna di un cittadino non statunitense per accuse di tortura a livello federale, sebbene l'ex presidente del Gambia Jammeh abbia sempre negato che siano state perpetrate torture durante il suo mandato (1994-2016).
